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Oggi parliamo del concetto di squadra

Quando si parla di squadra si fa riferimento a un gruppo di persone che condividono lo stesso compito o che sono coordinate per uno scopo comune.

Per essere una squadra, però, non basta vivere sotto lo stesso tetto: i membri devono essere in equilibrio e allineati tra loro. I membri di una squadra divengono nel tempo, grazie allo spogliatoio, alle merende, alle feste di compleanno dei compagni, alla strada insieme, ai passaggi alle partite o agli allenamenti, ecc…. una famiglia che si riconosce attraverso una fatica condivisa, ha un codice interno e un linguaggio comune, sente così che appartiene a qualcosa.

Ecco perché io insisto tanto, con alcune squadre in particolare, che si condividano occasioni extra allenamento, che si condivida lo spogliatoio all’inizio e alla fine dell’allenamento o della partita, che si vada a mangiare la pizza o che si festeggino i compleanni con una torta in spogliatoio al primo allenamento utile, perché solo così facendo sto sviluppando un processo che mi consentirà sempre di più di sentirmi dentro al mio gruppo.

squadra

La squadra serve per condividere i principi e gli obiettivi affidati ai singoli e al gruppo, che essi siano di performance o educativi.

La squadra serve per condividere le fatiche e moltiplicare le opportunità.

La squadra serve a imparare che non devo far tutto da solo, che le responsabilità condivise possono portare gioie e dolori, ma che almeno non sarò mai da solo.

Il successo di una squadra è dettato dalla sinergia e dal funzionamento di tutti. Giocatori, allenatori, preparatori, mental coach, genitori, nonni e persino arbitri e avversari.

Nella squadra è importantissimo il concetto di “insieme” e di “fare con…” che sia CON l’altro o addirittura PER l’altro. È fondamentale che tutti gli atleti sin dal primo corso minibasket, siano abituati al concetto di collaborazione, condivisione, rispetto e responsabilità. Se non lo capiscono e introiettano sin da quando sono piccoli, faranno fatica a farlo durante il periodo adolescenziale.

Ecco perché insistiamo su alcune questioni come l’abbigliamento per esempio, perché attraverso quella maglia o quella felpa ci si riconosce parte di una famiglia e di quella comunità specifica.

NON è UN VEZZO SOCIETARIO, è come portare il cognome di famiglia.

A presto, la mental Tiziana!

Invito i genitori ancora una volta a riflettere su quello che proponiamo ai ragazzi, a non fornire loro troppi alibi “perché fanno fatica” o dall’altra parte a non “sgridarli” sempre per tutto quello che sono e fanno. Invito i genitori a fidarsi del lavoro che stiamo facendo tutti, accogliendolo con pazienza e fiducia.

Costruiamo insieme il loro percorso, perché così facendo sarà davvero un’esperienza fantastica.

A presto!

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